Giuseppe Panzica disegna costruzioni urbane. Prima crea il
cantiere, con i camion, le gru, i mattoni, poi erige il palazzo, lo
colora, e infine cancella il cantiere. Non un artista che raffigura
e ritrae, quindi, ma un architetto che edifica, vestendo i panni di
un’intera impresa, e, da questo fare, innanzitutto, si sente
edificato.
Panzica è nato a Roma nel 1940. In manicomio è finito nel
1966, proveniente da un istituto religioso che lo aveva
accettato bambino dopo la morte dei genitori.
Giuseppe è stato rinchiuso in manicomio come tante altre
persone semplicemente perché orfano ed in aggiunta non
udente. In proposito va detto che nessuna istituzione ha messo
Panzica in condizione di imparare un linguaggio per la
comunicazione con il mondo degli udenti, liquidando la sua
situazione e la sua persona con la diagnosi di “disturbi del
comportamento in sordomuto, con oligofrenia e cerebropatia”
Giuseppe Panzica ha fatto parte del Laboratorio di pittura del
Padiglione ottavo dell’Ospedale Psichiatrico S. Maria della
Pietà di Roma.
GIUSEPPE PANZICA
Giuseppe Panzica draws urban buildings. First he paints the
construction yard with its trucks, cranes and bricks, then he
“erects” the building, he paints it and erases the construction
yard. He’s not an artist that portrays reality but an architect
that acts as a whole working team and finds satisfaction in
creating those virtual buildings.
Panzica was born in Rome in 1940. He ended up in an asylum
in 1966, after leaving a religious institute that took him in after
his parents’ death. Giuseppe was sectioned in there like many
others, because he was not only an orphan but also deaf. On
the matter we must say that no institution ever granted him the
chance to develop a communication device with those able to
hear, declaring his situation and thereby his person as someone
with “deaf-mute behaviour with mental subnormality and brain
damage”.
Giuseppe Panzica took part in the painting workshop of the 8th
Pavillon in the “S. Maria della Pietà” psychiatric hospital in
Rome.
|