Dell'istituzione scolastica proponiamo qui alcuni banchi, bacheche, porte e agende, un orologio graffito e una scultura fatta con i cappucci delle biro.
In qualunque luogo si trovi, la porta indica sempre una soglia controllata, un dispositivo d’inclusione e d’esclusione. Se ci si adatta alle procedure trattamentali si sta dentro, altrimenti alla prima violazione, scatta l’espulsione. Anche la singola persona, quando varca la soglia di un’istituzione, è costretta a lasciare fuori della porta qualche parte di sé che lì non può trovare spazio. Patrick Boumard osserva che una persona, entrando a scuola, sacrifica le sue diverse personalità a favore dell'unica che gli viene riconosciuta in quel contesto: quella dell'allievo. Ciò dà luogo a numerose dissociazioni ordinarie, nelle quali le personalità sacrificate riemergono portando con sé la ricchezza dei vissuti della persona. Questi segni, tracciati sui supporti dell'istituzione, sono perciò le espressioni creative eccedenti il perimetro dell'istituzione che la nostra raccolta intende valorizzare.

From the scholastic institution come the painted desks, boards, doors and agendas, but also a scribbled clock and a sculpture made of pen heads.
Wherever we are, a door always symbolizes a controlled gateway, both an inclusive and exclusive device. If we fit in the behavioural rules we’re in, otherwise we’re pushed out, “expelled”. Even the single individual who goes through a door is forced to leave out that part of his identity that wouldn’t belong there. Patrick Boumard states that going to school we sacrifice all identities that may differ from the only recognized one: that of the student. This leads to different dissociative episodes during the day, when those sacrificed identities come back bringing the richness of the personal life along.
Those signs written on institutional frames are therefore to be considered as creative expressions that overboard the institutional perimeter and shall accordingly be highlighted.


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