I ritratti per Fenu sono il modo migliore per conoscere le persone. C’è qualcosa di magico in questa pratica, soprattutto se essa si svolge tra le mura di un ospedale psichiatrico, dove le persone non si incontrano per scelta ma perché vi vengono ricoverate. Il ritratto è come un aiuto a superare la paura dell’altro, catturandone l’immagine. Per chi si lascia ritrarre, invece, c’è come la disposizione a lasciarsi comprendere. Lungo il corridoio dell’ottavo Padiglione del S. Maria della Pietà era possibile vedere i ritratti che Fenu ha fatto di tutti i suoi compagni di vita. Fino all’età di undici anni l’autore è vissuto in collegio, a 33 anni, per un grande dispiacere familiare, perde la voglia di vivere e finisce in un istituto psichiatrico. Il sogno di Fenu fin dal collegio era quello di vivere dipingendo. Questo sogno sembra averlo realizzato tra le mura dell’ospedale psichiatrico dove la pittura è diventata la sua unica àncora di salvezza. Oltre ai molti ritratti Fenu dipinge paesaggi e figure “a memoria”, come lui dice, tratti cioè dai ricordi e dalla fantasia.
GIOVANNI FENU

Portraits represent the best way of knowing someone according to Fenu. There is something magical in this practice, especially if it takes place in a psychiatric hospital, where people do not meet for choice but because they’re sectioned there. The portrait is a way to overcome the fear for the other by catching his image. Who is portrayed offers a chance of being understood. All the S. Maria della Pietà corridor long were exhibited Fenu’s portraits.
The author lived in a boarding school until he was eleven. At the age of 33 he lost the will to live because of a familiar tragedy and he ended up in a psychiatric institute.
Fenu’s dream since high-school was to make a living out of painting. He fulfilled this dream between the walls of the psychiatric hospital, where painting was his anchor. Fenu also paints landscapes and figures “by heart”, as he says, that originate in memories and fantasy.

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